ELVIRA SEMINARA
È una notte di tuoni e fulmini: dopo qualche bicchiere di troppo, Dora ansima nel sonno e urla il nome di un uomo. Accanto a lei, Rodolfo si rigira nel letto e sogna di ucciderla. Si svegliano insieme, di soprassalto: è così che s’innesca la macchina del dispetto, che travolge i destini di tutti. La catena di dialoghi che si rincorrono tra le pagine di questo libro è un meccanismo inesorabile, un ottovolante panoramico sul mistero comico e drammatico delle relazioni umane. Un gioco infantile e perverso che riguarda chiunque abbia, almeno una volta, iniziato una frase con la parola «io».
Tutti conosciamo l’alchimia difficile delle coppie, i segreti, le bugie, la voglia di felicità e la forza corrosiva dei tradimenti. In ogni istante della nostra vita siamo amanti, figlie, fratelli, compagni, amiche. Una notte, dopo un’accesa discussione, Rodolfo si chiude in una stanza nella casa di Dora per non uscirne piú. Indecisa se ignorarlo o chiamare la polizia, lei ne parla all’amica Manuela, che poi torna a casa e si confida con Livio, che poi si precipita dal fratello Tommaso in ospedale, che poi telefona al fidanzato Samuele, che poi riceve una strana proposta da una cliente, che poi… Elvira Seminara dà vita a una struttura originalissima e vertiginosa, un susseguirsi di dialoghi che fanno il girotondo, dove i personaggi e il lettore rimbalzano da un ruolo all’altro, da un inciampo al successivo, senza mai fondersi né perdersi davvero. Siamo dialogo incessante, sempre in relazione con qualcun altro, anelli malfermi e lucidi di un interminabile giro di parole. E poi siamo diavoli di sabbia, violenti e fragili: ci solleviamo nel vento pronti a graffiare.
Elvira Seminara ha pubblicato per Mondadori L’indecenza (2008), per Gaffi editore I racconti del parrucchiere (2009), per nottetempo Scusate la polvere (2011) e La penultima fine del mondo (2013), per Einaudi Atlante degli abiti smessi (2015), I segreti del govedì sera (2020) e Diavoli di sabbia (2022). I suoi testi sono tradotti in diversi paesi. Vive tra Aci Castello e Roma.
FRANCESCO FARACI
Luce, luoghi e corpi guidano da sempre la ricerca di Francesco Faraci, fotografo documentario e scrittore, interprete di una fotografia povera che travalica i confini e il convenzionale per cercare di cogliere l’essenza delle cose. Dal pensiero meridiano al pensiero nomade, dai sobborghi di Palermo ai “ragazzi di vita” pasoliniani, da Grotowski a Celant, questo volume racconta, anche per immagini, una fotografia “randagia” e un modo di fare cultura “nomade”: un errare attraverso e oltre i confini fisici e concettuali, da quelli delle periferie a quelli dei luoghi comuni, in cui la strada diventa sinonimo di un percorso intimo e umano, particolare e generale. È un viaggio “eretico” quello che ci propone questo saggio, un racconto che “sceglie” di vedere, e mostrare, persone e gesti dimenticati o, semplicemente, troppo spesso ignorati.
«È un libro farmacia. Sfogliarlo è una cura.»
Franco Arminio
Francesco Faraci (Palermo, 1983). Dopo studi in sociologia e antropologia scopre la fotografia come principale mezzo di espressione e inizia a girare la Sicilia, in lungo e in largo, alla ricerca di storie da raccontare. Nel 2021 collabora con Achille Lauro per il singolo Solo Noi e insieme descrivono le periferie romane. Nello stesso anno collabora con Netflix e Alessandro Cattelan per la docuserie Una semplice domanda. È autore di tre libri fotografici: Malacarne (2016), Jova Beach Party. Cronache da una nuova era (2019) e Atlante umano siciliano (2020). È anche autore di un romanzo, Nella pelle sbagliata (2017). I suoi lavori sono apparsi su “The Guardian”, “Time Magazine”, “The Globe and Mail”, “la Repubblica”, “L’Espresso”, “Le Monde”, “Libération”, “VICE”.
mICHELE pIUMINI
In “Let Love Rule” la leggenda del rock Lenny Kravitz racconta i primi 25 anni della sua vita durante i quali è passato dall’essere un ragazzo timido a un artista di fama internazionale. Il racconto arriva al 1989 e termina con l’uscita del suo album di debutto. Il suo è uno sguardo affettuoso, divertente e commovente rivolto a quegli anni formativi che descrive in maniera molto sincera e onesta: la complessa relazione con i genitori, il loro divorzio; senza dimenticare ovviamente la musica, il suo rapporto, per esempio, con i produttori discografici, che inizialmente non sapevano cosa farsene di uno come lui e gli artisti che hanno ispirato il suo caratteristico ibrido musicale di soul e rock classico. Per anni, infatti, quando il rap e la musica elettronica sembravano destinati a invadere il mercato musicale, Lenny ha difeso strenuamente il rock ‘n’ roll e gli ideali hippie di pace, amore e non violenza. Ed è così, andando controcorrente, che è riuscito a vendere più di 40 milioni di dischi vincendo quattro Grammy consecutivi. “Scrivere questo libro di memorie è stata un’esperienza meravigliosa, che mi ha guidato di nuovo attraverso i primi 25 anni della mia vita, dalla nascita all’uscita del mio primo album. In questo viaggio, ricco di avventure, ho ritrovato me stesso e la mia voce: l’amore apre le strade, l’amore è il mio messaggio.”
Michele Piumini è nato a Varese nel 1975. Dal 1999 svolge collaborazioni editoriali per le case editrici De Agostini, Feltrinelli, Piemme, Salani, Happy Books, E. Elle, Utet, Edizioni Pangea (correzione bozze, editing testi originali e tradotti, lettura manoscritti e testi in lingua straniera).
Dal 2000 ha tradotto decine di testi di narrativa e saggistica dall’inglese (e tre dallo spagnolo) per le case editrici Il Battello a Vapore, Codice Edizioni, Edizioni EL, Edizioni Sur, Einaudi Ragazzi, Emme Edizioni, Feltrinelli, Galaad Edizioni, Indiana Editore, Isbn Edizioni, Johan & Levi, minimum fax, Mondadori, My Life, Nessun Dogma, Nuove Edizioni Romane, Ponte alle Grazie, il Saggiatore, Salani e Sonzogno.
Dal 2003 è collaboratore redazionale degli Oscar Mondadori.
MATTIA CORRENTE
Anna e il vecchio Severino, la speranza di ritrovare e ricondurre a sé una moglie che è uscita di casa ed è scomparsa. Sulle sue tracce inizia un peregrinare per la Sicilia, un’indagine nel passato, un’immersione nella memoria, un esame delle proprie azioni e delle proprie scelte, dalle quali emergeranno le verità fino ad allora eluse, devastanti e impietose.
La moglie, dopo una vita intera passata accanto al marito, è uscita di casa ed è scomparsa. Trascorso un anno lui decide di lasciarsi tutto alle spalle, saluta Stromboli, l’isola in cui hanno abitato, gli oggetti consueti e le abitudini quotidiane, e si mette in viaggio alla ricerca di lei. Anna e il vecchio Severino, la speranza di ritrovarla e ricondurla a sé. Inizia così un peregrinare per la Sicilia, nei luoghi che hanno segnato la loro esistenza. Non è solo un’indagine nel passato, un’immersione nella memoria, un esame delle proprie azioni e delle proprie scelte, dalle quali emergeranno le verità fino ad allora eluse, devastanti e impietose. È anche un confronto con i fantasmi, con gli uomini e le donne che potevano essere e non sono stati, perché traditi o violati da chi avevano attorno.
In questo racconto di voci, di punti di vista e di ambiguità che emergono man mano, Anna vive non vista. Affiora nello sguardo di Severino, che sistema e riscrive il passato mentre prova a comprenderlo, assieme alla storia di una donna che malvolentieri ha obbedito agli ordini, il primo quello perentorio della madre: una femmina nasce per diventare moglie di un uomo e madre di un figlio. Questo era il suo destino, ma in prossimità della fine, compiuto il tragitto che per tutti le spettava, Anna ha guardato avanti, ha scrutato se stessa ed è sparita nel nulla. Cercando di essere libera come voleva suo padre, che ha abbandonato la famiglia quando lei era ancora una ragazzina, rompendo un ordine e creando il caos. Perché, sembra dire il romanzo attraverso i suoi personaggi e nella scrittura di un autore che affronta a sua volta una strada rischiosa, ogni libertà contiene una violenza, ogni rinuncia una ferita che non si può rimarginare, ogni scelta che ci rende felici è causa del dolore di qualcun altro. Ma la comprensione e l’accettazione di questa verità brutale richiede l’esperienza di tutta una vita.
Mattia Corrente è nato nel 1987 e vive in Sicilia in provincia di Messina. È laureato in Filosofia e scienze umane. Ha collaborato come ghostwriter con importanti case editrici italiane e questo è il suo primo romanzo.
ROSARIO RUSSO
+ Una Sicilia vista attraverso le trame del giallo. Sei storie policrome, dal poliziesco al noir, che si snodano in un’isola densa di misteri, leggende e superstizioni per offrire al lettore un mosaico variegato e ricco di contraddizioni.
+ Acireale, Sicilia. Un efferato delitto sconvolge l’abulica routine quotidiana: Don Mario Spina, canonico della basilica di San Pietro, viene ritrovato senza vita all’interno della sacrestia, ucciso con decine di colpi d’arma da taglio. Inoltre, da un’antica credenza sono state trafugate le spoglie del maggiore artista locale, Paolo Vasta. L’ispettore di polizia Luigi Traversa, da poco arrivato dal Veneto, si ritrova a indagare su un delitto a tratti inspiegabile. Chi è stato a compiere quell’orrendo crimine? E quale misterioso passato nasconde il poliziotto, giunto all’improvviso in città? Quattordici giorni serviranno a Traversa per risolvere il caso, togliendo una spina alla volta da quel pericoloso fico d’India tutto siciliano che, una volta ripulito, mostrerà all’ispettore la terrificante verità.
Rosario Russo (1986) è uno scrittore siciliano che vive e lavora ad Acireale. Laureato in Lettere e Filosofia e appassionato di Storia, ha conseguito successi in numerosi premi letterari, presentando racconti di vario genere. Nel 2012 ha esordito con Il Martirio del Bagolaro, romanzo storico ambientato ad Acireale nel 1862. Il poliziesco Quattordici spine è il suo secondo romanzo.
TONY GENTILE
«Tony Gentile è il fotografo più famoso ma paradossalmente sconosciuto per quanti in Italia hanno visto una sua fotografia tanto eccezionale da essersi trasformata in un’icona della storia italiana contemporanea. La conosciamo tutti: è stata pubblicata mille volte […]. Sto parlando della foto straordinaria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che parlano fitto in confidenza. […] Un’immagine che è entrata nell’album di famiglia di intere generazioni. Eppure quella fotografia non è mai, o quasi mai, firmata.
Perché? una faccenda paradossale che affonda le sue profonde radici nell’ignoranza e nella spocchia del nostro mondo politico e giudiziario.
[…] È molto raro che la fotografia di un reporter diventi un’icona collettiva. Quando questo avviene non è mai soltanto per il mero contenuto. In quella fotografia c’è una consapevolezza visiva che, inequivocabilmente, la fa scegliere e riconoscere, tra tante. Consapevolezza estetica, consapevolezza narrativa. Consapevolezza d’autore, appunto.
E che questa consapevolezza Tony Gentile l’avesse è dimostrato da questo libro.
Fare un libro fotografico, […] significa comporre con le fotografie un racconto che non solamente informa su quello che il fotografo ci mostra, ma esprime una tensione conoscitiva, estetica sui fatti e luoghi raccontati. […] La città, Palermo, appare in queste pagine come una specie di Beirut negli anni della guerra, assassinata e trucidata anche lei. Ma qualche volta fa pensare anche alla New York di William Klein, solo che il frastuono della modernità, in questo caso, è quello delle stragi.
[…] Non un volume in cui si inanellano solo le immagini tragiche e spettacolari del morti ammazzati, ma un libro sulla città, anche, sui luoghi e le persone, le loro facce, i loro gesti. Tony Gentile dice di credere nella memoria. Ci credo anche io, anche se non credo più che questa serva davvero a cambiare le cose.
L’ultima fotografia del libro ci mostra un ragazzo che con un gran salto sembra voler scavalcare la palude di macerie che ha sotto. Speriamo che ci riesca.»
Ferdinando Scianna
Tony Gentile ha cominciato la professione di reporter a Palermo nel 1989, la città dove è nato nel 1964, collaborando con un quotidiano locale e nello stesso tempo con l’agenzia fotogiornalistica Sintesi di Roma. Grazie a questa ha pubblicato le sue fotografie nelle più importanti testate giornalistiche italiane e straniere. Nel 1992 è diventato corrispondente dalla Sicilia dell’agenzia di stampa internazionale Reuters per la quale dal 2003 al 2019 ha lavorato come staff-photographer con base a Roma.
RENATO SCATA'
Proveremo ad attraversare un cinema della “realtà” che parla a tutti e che dà voce alle minoranze. Un piccolo viaggio a ritroso nel tempo, dall’epica di strada di Pier Paolo Pasolini alle origini del realismo cinematografico ispirato dalle opere di Giovanni Verga.
Da Accattone a Rosso Malpelo, da La terra trema a Edipo Re, una breve riflessione dell’immagine al cinema prima e dopo il movimento neorealista italiano.
Seguirà presentazione del libro “Pop Corn e Patatine”
Eccessivo, esagerato, romantico, autentico e cafone, scostumato, violento e fetente, il cinema neomelodico, rielaborato criticamente come cinema ‘e cartone, è la rappresentazione dell’immagine “brutta”, del racconto popolare destinato agli ultimi, di un’epica antieroica meridionale.
Dalla sceneggiata di Mario Merola e Pino Mauro ai musicarelli di Nino D’Angelo, Carmelo Zappulla e Gigi D’Alessio fino ad arrivare al fenomeno Gomorra e alle parodie neomelodiche di Checco Zalone, il genere di cartone è contaminato e contaminante, viaggia in seconda classe analizzando gli aspetti di un’umanità socio-antropologicamente dimenticata e desiderosa di un’emancipazione sociale, culturale ed economica. È il cinema delle marginalità, esteriori ed interiori, un percorso per troppo tempo lasciato in penombra malgrado le infinite connessioni e i numerosi rimandi tra vecchi e nuovi autori del cinema italiano.
Così parlò Bellavista, Scugnizzi, Mery per sempre, Tano da morire, L’imbalsamatore, L’uomo in più e tante altre opere si ritrovano finalmente all’interno di un’inedita genealogia melodrammatica da scoprire e approfondire; un genere anomalo, invisibile, che trova le sue radici nella cine-sceneggiata e nel cinema-canzone anni settanta e ottanta e che oggi, orienta i gusti e gli stili dell’immagine contemporanea.
Renato Scatà è critico, curatore delle rassegne e ricercatore presso lo storico Filmstudio di Roma.
Ha collaborato a diversi eventi tra cui il Catania Film Fest, FFF – Giornate di cinema italiano, ChocoModica, Festival di Lampedusa, Premio Più a Sud di Tunisi.
Tra le pubblicazioni: Sguardi sui Film Festival (Ed. Laceno 2011), Speciale Francesco Rosi (Ed. Laceno 2014) e Mai più triste né solitario – Il cinema argentino di Osvaldo Soriano (Ed. Urbone – La Fronda 2021)
Giuseppe Marco Albano è regista, sceneggiatore e produttore.
Vincitore del Nastro d’argento nel 2011 per il cortometraggio Stand by me e del David di Donatello 2015 per il cortometraggio Thriller. Attualmente cura la regia del prestigioso Premio Tenco. Tra i riconoscimenti ricevuti, il Premio Massimo Troisi, La Medaglia d’oro UNESCO per il cinema e il Premio Rodolfo Valentino.
MATTIA GRIGOLO
Vivendo in una baracca vicino a un bosco, in cui il silenzio è troppo profondo per sfuggire all’eco dei tuoi pensieri e della tua rabbia, cerchi un modo per esprimere quello che senti, anche se non conosci le parole per farlo, anche se tuo padre ti ha insegnato il silenzio con le botte. Allora compri dei quaderni e scrivi come puoi quel che ti accade, nella vita e nella testa. Ma ecco di nuovo quella strana volpe tra gli alberi, e con lei crollano gli argini ai ricordi più dolorosi e ai pensieri più cupi. I tuoi quaderni li nascondi nel terreno perché sarebbe un guaio se finissero nelle mani di tuo padre o dei tuoi amici, per non parlare dei poliziotti che sospettano tu abbia ucciso Nina. Era la tua ragazza e l’hanno trovata morta nel fiume. Tu ne sai qualcosa, e la volpe conosce i tuoi segreti. “La raggia” è un percorso di scoperta delle radici dei traumi partendo dalle loro ramificazioni, attraverso una lettura a ritroso di diari sepolti, scritti con un linguaggio semplicissimo ma acceso da intuizioni inaspettate e lampi di poesia.
Mattia Grigolo vive a Berlino dove ha fondato Le Balene Possono Volare, progetto di laboratori ed eventi creativi, la rivista letteraria Eterna e il magazine di approfondimento Yanez. Ha pubblicato racconti su diverse riviste letterarie, tra le quali il numero 36 di ‘Tina, la rivista letteraria di Matteo B. Bianchi.
M. GRIGOLO + L. RIZZO
Eterna è una rivista letteraria che, lentamente ma implacabilmente, andrà a consumarsi fino a morire. Chi l’ha creata ha pensato che c’è spazio e tempo per molto, ma non per tutto. Ogni cosa finisce, ma prima di scomparire fa la storia. La sua. Eterna rimarrà, ma solo nel nome, nella forma e nelle parole di chi ha contribuito a darle vita con i suoi racconti.
Abbiamo deciso di condannarla a morte: nascerà, crescerà, invecchierà e giungerà al suo termine. In soli tre numeri, distribuiti in tre anni. Eterna è una trilogia, un cerchio che si chiude, ma anche un percorso che ci consente di vedere l’orizzonte. Lo immaginiamo come una bolla che tutto può contenere. In eterno.
Loris Rizzo è un giovane fotografo italiano. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Catania, ha frequentato la Neue Schule für Fotografie di Berlino. Nel 2011 è stato premiato con il riconoscimento “Arte Mondadori” nella sezione Academy of fine arts photography.